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Il territorio delle Prealpi Vicentine, nello straordinario scenario montano e pedemontano incluso tra i limiti naturali che cingono a ovest la vallata dell'Agno e ad est quella del Brenta, è ancor oggi fortemente contrassegnato dalle testimonianze di uno degli episodi più tragicamente importanti della storia dell'umanità: la Grande Guerra.Questo contesto, geograficamente omogeneo, fu l'unico dell'intera fronte a subire ininterrottamente per tutti i quarantun mesi le sorti di uno stato di belligeranza, divenendo teatro di alcune tra le più sanguinose battaglie combattute durante il conflitto culminate con la grandiosa "Offensiva di Primavera" del maggio - giugno 1916, meglio nota con il nome di Strafexpedition, che rappresentò probabilmente la più grande battaglia che si sia mai combattuta in montagna.Combattimenti che provocarono la morte di migliaia di soldati, la devastazione del territorio e la pressochè totale distruzione di paesi e contrade e con essi il profugato che costrinse le popolazioni ad abbandonare le proprie case e cercare conforto altrove.I segni di quell'immane conflitto appaiono ancor oggi in tutta la loro evidenza e costituiscono, nel loro insieme, un tessuto di forme ed opere che, pur a novant'anni di distanza, manifesta ancora una straordinaria forza evocativa e di connotazione del territorio.In questi luoghi, forse più che altrove, la natura è natura trasformata dagli uomini, è storia. Un territorio, dunque, che assume il significato di memoria collettiva, il valore di bene culturale.

Il Monte Pasubio ricoprì un fondamentale ruolo strategico nel Primo conflitto mondiale sia per gli italiani sia per l'esercito austro-ungarico. Nel 1916 fu teatro di violentissimi combattimenti, mentre nel 1917 e nel 1918 sui sentieri e nelle sue grotte si combattè una logorante, ma non per questo meno cruenta, guerra di posizione.Nel territorio di Trento, lo spazio situato a sinistra idrografica dell'Adige è largamente occupaoto da un complesso sistema montuoso noto come Prealpi Venete Occidentali, perchè esso delimita sull'opposto lato la pianura veneta fra L'Adige e il Brenta. Vi spicca per la sua mole e la singolare sua compattezza il massiccio del M.Pasubio, che le valli del Leno di Vallarsa, del Leno di Terragnolo, del Posina e del Leogra isolano nettamente; sull'orlo del suo precipite versante Sud-sud-est e della sua maggior sommità ( Cima Palon 2232 m )correva il confine politico fra l'impero austro ungarico e il regno d'Italia.Per il primo, l'importanza militare di questo massiccio foggiato superiormente a vasto ondulato altopiano, consisteva nel fatto che il terreno a ridosso del confine formava una linea sommamente forte per natura e che, nel caso di azione offensiva, nessun altro monte od ostacolo naturale di rilievo poteva impedire o rallentare la discesa nella pianura verso Schio, Thiene e Vicenza.Fino all'inizio della Grande Guerra non si registrò sul Pasubio alcun movimento bellico; solamente le sottostanti vallate udirono il fragore d'armi delle colonne degli eserciti che frequentemente le percorrevano.Nel 1915 il Pasubio divenne zona di guerra, ma ancora nessuno poteva presagire che lassù migliaia di combattenti si sarebberono trovati impegnati per anni interi di durissimi combattimenti e in lotta contro le forze della natura proprie dell'alta montagna; e che rocce millenarie avrebberono mutato il loro aspetto causa l'ininterotta azione delle artiglierie e soparattutto lo scoppio di potentissime mine.Il massiccio del Pasubio ha carattere dolomitico ma la sua parte sommitale è in parte rivestita di pascoli e per il resto completamente brulla; la mancanza di sorgenti costituì già durante le esercitazioni di pace motivo di di costante preocupazione, I pendii rocciosi verso le vallate cadono ripidi e rocciosi; solamente nella parte inferiore appaiono coperti di vegetazione di medio e basso fusto.La zona storicamente più importante del Pasubio, dal 1922 è stata dichiarata monumentale. È delimitata da 30 cippi che ricordano i reparti che maggiormente si distinsero negli accaniti combattimenti e comprende il Dente Italiano, la Cima Palon e la vetta immediatamente a sud di detta cima. Le strade di accesso al Pasubio sono due:la strada degli Eroi che dal Pian delle Fugazze (1.162 slm) - galleria d'Havet al rifugio Gen. Papa, sbocca alle Porte del Pasubio (1.918 slm). Nel tratto a monte sono state collocate le lapidi ricordo dei 15 decorati di Medaglia d'Oro, della zona circostante, tra cui quelle dei trentini Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi;La strada degli Scarubbi che dal Ponte Verde (901 slm), per Colle Xomo (1.058 slm), Bocchetta di Campiglia, si inerpica sino alle porte del Pasubio, ricollegandosi alla strada degli Eroi.

La più famosa via d’accesso al Pasubio è stata costruita nel corso della Prima guerra mondiale e rappresenta una delle maggiori opere belliche di tutto il conflitto, che non ha probabilmente pari in nessun luogo. Si tratta della strada delle 52 gallerie, una mulattiera che permetteva all’esercito italiano il collegamento fra la base del monte e la zona alta al riparo dal tiro nemico (la già attiva strada degli Scarubbi era invece sotto il fuoco austriaco) e in ogni stagione dell’anno.Un’altra considerevole opera bellica del Pasubio è costituita dal sistema sotterraneo dei due Denti. Si tratta di due speroni rocciosi che superano di poco i 2200 metri, sul crinale principale, posti l’uno di fronte all’altro, divisi da una selletta. Dopo le prime fasi del conflitto il dente meridionale (Dente Italiano) fu fortificato dagli italiani e quello settentrionale dagli austriaci, (Dente Austriaco) da cui i loro nomi. 

Si tratta di vere e proprie fortezze naturali, in cui furono scavati ricoveri, postazioni d’artiglieria e feritoie.L'Ossario del PasubioIn particolare nella seconda fase del conflitto, in corrispondenza dell’inverno 1917-18, furono teatro di una guerra parallela denominata “guerra sotterranea” o "guerra delle mine", in quanto da ambo le parti vi era il progetto di arrivare a far saltare con l’esplosivo le postazioni nemiche. Così ancor oggi è possibile individuare (con i dovuti mezzi e le dovute cautele, con la guida di un esperto) le gallerie austriache, con la Ellison che costituisce il tratto principale in direzione del Dente Italiano. Mentre quelle austro-ungariche seguivano un certo progetto iniziale, le gallerie italiane sono contorte e intricate, dovuto evidentemente al fatto che furono scavate come gallerie di contromina, per porre rimedio ai tentativi nemici di far saltare il Dente. Il Dente Italiano è inoltre collegato dalla Galleria Papa alla retrostante Cima Palon, il cui accesso è ben segnalato appena sotto il punto più alto del Pasubio.La guerra di mine fu caratterizzata da numerosi scoppi e alterne vicende fino alla grande mina austriaca del 13 marzo 1918, quando 50mila chilogrammi di esplosivo squarciarono l’avamposto del Dente Italiano.Un secondo, considerevole sistema sotterraneo si può individuare nel Monte Corno Battisti, così denominato in quanto fu teatro, nel 1916, della cattura da parte delle truppe imperiali dell’irredentista trentino Cesare Battisti, arruolato con il ruolo di tenente nel battaglione alpino Vicenza. L’entrata a questo labirinto sotterraneo è nota solo a pochi esperti, in quanto le gallerie del Corno denominato "Battisti" sono molto più pericolose e soggette a crolli rispetto a quelle dei due Denti.[2]Oltre alle numerose opere belliche secondarie che si possono trovare in numerose parti del Pasubio, dai ricoveri alle trincee, vi sono altre costruzioni successive al conflitto ma direttamente collegate ad esso.Proprio sulla Sella del Comando è stata edificata una chiesetta dedicata a Santa Maria, voluta dai reduci, dove si celebra regolarmente messa nel periodo estivo. Appena fuori dalla chiesa si trova la tomba del generale Vittorio Emanuele Rossi (comandante del Battaglione Monte Berico), reduce del Pasubio che volle tornare lassù una volta morto, con i suoi soldati.

La più famosa opera è l’Ossario del Pasubio, costruito poco lontano dal Pian delle Fugazze nel primo dopoguerra e che rientra, con quelli del Grappa, di Asiago e di Tonezza, nel simbolo della provincia di Vicenza. Contiene le spoglie di circa 13.000 caduti di ambo le parti e anche quelle del generale Guglielmo Pecori Giraldi, comandante delle truppe del Pasubio, che volle essere lì tumulato.

la Grande Guerra e la strada delle 52 gallerie 

     nella ricorrenza del centenario 1915 - 1918       

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